GUINZAGLIO, AREE CANI E SOCIALIZZAZIONE

1.     Perché è sconsigliata la socializzazione al guinzaglio o nelle aree cani?

 

Nella socializzazione del cane, come per la nostra, trovo si debbano scegliere tempi, modi e compagnia adeguata per tirare fuori il meglio da chi interagisce.

L’area cani e il guinzaglio molto spesso non rispondono a queste caratteristiche.

 

IL CONCETTO DI AREA CANI

Le aree cani sono aree recintate chiuse, che i comuni o i privati mettono a disposizione dei proprietari che abbiano la necessità di far sgambare il cane. Sebbene costruite con le migliori intenzioni e i più nobili scopi, spesso purtroppo queste aree non non hanno le dimensioni sufficienti ad una buona socializzazione che, la maggioranza delle volte, richiede ampi spazi che permettano al cane di correre e far “esplodere” le proprie emozioni al momento dell’incontro con un altro cane o, altrettanto importante, di scegliere direttamente di evitarlo. Anche la struttura spesso non è adatta ad ottimizzare le interazioni o agevolarle riducendo le occasioni di attrito o le criticità (numero di ingressi insufficiente, nessuna barriera visiva, panchine posizionate in zone “critiche”, mancanza di vie di fuga ecc).

Inoltre, in queste aree, quasi niente viene filtrato o mediato, vi sono cani di tutti i tipi, dimensioni, stati emotivi, età, necessità. Ci sono cani prepotenti insieme a cani timidi, ansiosi, insicuri. Cani molto fisici insieme a cani che amano la comunicazione più sottile. Cani assidui frequentatori dell’area (e che la sentono di loro proprietà) e cani che si trovano a passare li per caso.

Spesso i proprietari non hanno il tempo, la voglia o le competenze per mediare o supervisionare le interazioni che possono prendere pieghe poco piacevoli o diventare esperienze sgradevoli anziché soddifacenti o costruttive per il cane.

In quanto proprietari, infatti, siamo davvero sicuri di essere in grado di riconoscere i comportamenti che scaturiscono dalle emozioni del cane? Siamo davvero sicuri di sapere quando e se è il caso di iniziare, bloccare o intervenire in una interazione? siamo davvero sicuri che il cane stia bene “si diverta” o voglia “giocare”?

 

 

IL GUINZAGLIO COME LIMITAZIONE

Non sempre ma quasi, le stesse componenti (in particolare la mancanza di via di fuga) vengono a mancare quando il cane è al guinzaglio. Socializzando il cane al guinzaglio si rischia di forzarlo verso interazioni che non desidera, provocando emozioni come ansia, nervosismo, disagio, paura. Al peggio queste emozioni scaturiscono comportamenti aggressivi, al meglio il cane impara da solo a gestire queste situazioni sgradite e queste emozioni ma viene meno il nostro rapporto di fiducia con lui, che si sente incompreso, inascoltato e condotto verso situazioni non gradite.

 

A meno di istruzioni particolari del nostro educatore di fiducia quindi, consiglio sempre di ridurre al minimo le interazioni al guinzaglio o in area cani.

 

 

2. Quanto incide il nostro comportamento quando il cane si approccia ad un suo simile?

Quali errori si possono fare e quale invece è il modo corretto?

 

In generale è sempre meglio far incontrare i cani da liberi, ma il momento, il vantaggio fisico di uno dei due cani o altre componenti possono incidere sulla scelta di usare il guinzaglio, una rete o  altre barriere fisiche almeno finché le forti emozioni iniziali non saranno scese.

La prima cosa da fare di fronte alla possibilità di un incontro tra cani, ritengo, sia porsi delle rapide domande. Considerare la volontà del nostro cane, per esempio: vuole davvero incontrare chi ha di fronte?

La seconda cosa che personalmente mi chiedo è: che senso ha questa esperienza per il mio cane? ne uscirà cresciuto o arricchito?

E’ poi fondamentale la valutazione delle emozioni del cane che abbiamo di fronte.

E’ rilassato? E’ agitato? E’ ansioso? E’ lucido? C’è una forte differenza di stazza tra i due cani? Ci sono risorse che potrebbero provocare contrasti nei paraggi?

 

Infine il nostro stato d’animo incide profondamente sul comportamento del nostro cane, anche in quello legato alla socialità. Affrontare la socializzazione del nostro cane con emozioni e sentimenti di ansia, aspettative, rabbia, risentimento può non essere la scelta migliore perchè ci porta a pilotare inconsapevolmente (attraverso comportamenti involontari)  le interazioni in una certa direzione.

 

3. Da che età è consigliabile far socializzare il cane?

 

Studi dimostrano che esiste un età detta sensibile (dal primo al terzo mese di vita) in cui il cervello del cane appare strutturalmente più predisposto alla ricezione di stimoli di natura sociale. Questo non significa certamente che una volta terminato questo periodo qualsiasi esperienza sia di importanza trascurabile. Ogni essere vivente è il risultato di un lungo percorso (che dura tutta la vita!) in cui una parte genetica (quasi totalmente invariabile) viene espressa e si unisce ad una componente ambientale esterna (esperienze fisiche e psicologica) che noi possiamo controllare in gran parte.

 

 

 

 

4. Come dovrebbe essere strutturata una puppy class efficiente?

Le puppy class sono incontri tra cuccioli, dove genericamente vengono fornite informazioni e consigli ai proprietari su come gestire il cucciolo. Durante questi incontri il cane dovrebbe potere, se lo vuole, socializzare con coetanei.

Personalmente  diffiderei di Puppy class con percorsi standardizzati (ogni cane nasce con attitudini individuali sociali diverse), di classi dove non mi vengano fornite informazioni sulla lettura del comportamento del mio cane e dove non si abbia come imperativo il benessere del mio cucciolo (no alle “ammucchiate di cuccioli”).

Ritengo importante la presenza di adulti che permettano al cane di progredire nelle sue competenze sociali in tutta serenità per entrambi.

 

5. È possibile insegnare ad un cane adulto mal/non socializzato ad approcciarsi nel modo corretto? Come?

 

Per prevenire queste problematiche consiglio di rivolgersi ad un educatore.

La socializzazione è un esperienza complessa e delicata che è parte integrante di un processo di educazione del cane e come tale non è standardizzabile: non esiste un modo corretto o non corretto di approcciarsi agli altri cani.

 

 

Per iniziare un processo di socializzazione con cani e persone ma anche per recuperare “esperienza andate storte” (riabilitazione e recupero) esistono apposite “classi di socializzazione”. Le classi sono momenti di socializzazione controllata da educatori specializzati e qualificati, calibrate sulle specifiche esigenze e potenzialità di ogni cane partecipante. 

Hanno come obiettivo lo sviluppo delle competenze emotive e sociali del cane, sempre nel rispetto della sua individualità e della sua indole e si propongono di far acquisire al proprietario gli strumenti per imparare ad osservare e “leggere” in modo efficace la comunicazione dei cani. 

Alle attività di socializzazione possono solitamente partecipare cani di ogni razza ed età, anche cani con problemi di aggressività e paura.

 

L’obiettivo delle attività di socializzazione dovrebbe essere lo sviluppo delle capacità innate e specifiche di ogni singolo cane nel campo della socializzazione inter e intraspecifica.

Le attività dovrebbero essere programmate tenendo presente la storia e le esperienze precedenti di ogni cane, nel rispetto della sua individualità e delle sue caratteristiche di razza. 

Tali attività, quindi, dovrebbero essere svolte ponendo particolare attenzione al benessere fisico ed emotivo di ogni partecipante (cani e persone). Ogni interazione proposta dagli educatori dovrebbe essere sempre accordata dal proprietario e svolta in sicurezza. 

 

 

6. Quali comportamenti derivano dall'assenza o dalla mal socializzazione?

 

Una socializzazione sottovalutata, superficiale o grossolana, se si è particolarmente fortunati con la genetica del nostro cane, non lascia tracce a noi (a noi) tangibili, ma se lo siamo meno, può generare nel cane sentimenti di disagio, ansia, insicurezza, paura e i comportamenti aggressivi, spesso (ma non sempre) vengono esibiti in mancanza di lucidità e autocontrollo in seguito a situazioni che innescano nel cane queste emozioni.

Il comportamento aggressivo infatti, nei cani come per l’uomo, è una modalità comunicativa funzionale alla sopravvivenza e fa parte del set dei normali comportamenti del cane, ma molto spesso è la semplice espressione di un disagio, sia esso fisico che emotivo, che va ascoltato, compreso e rispettato ma ancor prima prevenuto con una adeguata socializzazione. Questo non significa trascinare il cane o forzarlo in luoghi o situazioni affollate di altri cani ma accompagnarlo in un percorso che ha tempi e modi assai diversi a seconda di ogni cane.

 

7. È vero che tra cani dello stesso sesso è più difficile che l'approccio vada a buon fine?

 

Nella mia esperienza questo vale principalmente per i maschi, in quanto più competitivi e dimostrativi per natura (Darwin diceva: “showing males, choosing females”) ma molto dipende anche da cosa si intende per “aggressivo” o per “interazione a buon fine”.

 

8. come capire che il cane sta veramente giocando?

 

Nella mia esperienza l’interazione sociale più fraintesa è in assoluto il gioco.

Vediamo due cani correre, ma non avere comportamenti apparentemente aggressivi, e per varie motivazioni (emotive, sociali, culturali) la nostra mente ci porta a semplificare e spiegare l’interazione come divertimento ovvero gioco.

Le interazioni tra cani invece, sono di numerosissimi tipi, molto complesse e difficilmente classificabili ed etichettabili.

Genericamente considero come gioco un interazione piacevole per entrambi i cani che abbia come scopo immediato il puro divertimento e dove i cani abbiano percezione e tengano in considerazione lo stato emotivo dell’altro cane.

A livello di comportamento, consiglio di osservare bene l’interazione e di primo acchito andare per esclusione: se uno dei due cani da segnali di disagio, probabilmente solo uno dei due si sta divertendo. Se li danno entrambi, nessuno si sta divertendo.

Se entrambi interagiscono in modo equilibrato e non estremo, misurando i loro movimenti in modo da mettere a proprio agio l’altro, si cercano, mantengono lucidità, possiamo pensare che l’interazione possa essere giocosa.

 

 

 

 

13 giugno 2015

Dot.sa Noemi Pattuelli

Educatore Cinofilo e Naturalista specializzato in Etologia